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La famiglia Bertoleoni è depositaria di un racconto che affonda le radici nei primi dell’Ottocento: sarebbe stato re Carlo Alberto di Savoia ad accordare il titolo nobiliare a Giuseppe, il capostipite. I discendenti oggi si mantengono gestendo un ristorante

Alla comoda vita di corte il re di Tavolara preferisce il normale lavoro quotidiano. Non dispone di un castello, ma di un ristorante che accoglie ogni anno migliaia di visitatori. E quando ci presentiamo nel suo regno lo scopriamo indaffarato nell’orto di famiglia alla veneranda età di 88 anni sotto il rovente sole di un pomeriggio di metà agosto. Mai monarca nella storia diede prova di tanta umiltà, verrebbe da pensare: un sovrano tra la gente e per la gente. Sempre di sua proprietà, per esempio, anche il servizio navetta per raggiungere l’isola via mare dalla prospiciente Porto San Paolo. «Sono fatto così: mi piace far star bene la gente, non far mancare nulla a nessuno – ci racconta tra i tavoli della sua attività Antonio Bertoleoni, per tutti “Tonino”, sesto sire della dinastia regnante –. Amo la compagnia, lo stare insieme, la conversazione, e sono felice che le persone lo apprezzino». Accade anche questo a Tavolara, inconfondibile massiccio di granito, calcare e macchia mediterranea che si erge dal mare cristallino della Gallura, all’imbocco del Golfo di Olbia. Uno degli innumerevoli paradisi naturali della Sardegna, ma ammantato da una leggenda che lo rende ancor più suggestivo: quella – sconosciuta ai più – del «regno più piccolo del mondo».

La leggenda di Tavolara, Tonino Bertoleoni

Galeotta fu una battuta

Secondo quanto riferiscono le principali ricostruzioni storiche tutto ebbe inizio nel 1807, quando il 29enne Giuseppe Bertoleoni, residente in Corsica ma membro di una famiglia di origine genovese, partito alla ricerca di una nuova terra da abitare si stabilì nella disabitata Tavolara dopo aver temporaneamente dimorato nell’arcipelago della Maddalena. Vi si trasferì con una delle sue due mogli – ebbe infatti contrasti con la giustizia per motivi di bigamia –, dedicandosi principalmente all’allevamento delle capre del luogo, caratterizzate da una particolare colorazione dorata della dentatura dovuta alla composizione dell’erba di cui si cibavano. Si arrivò così al 1836, anno in cui sull’isola sbarcò nientemeno che Carlo Alberto di Savoia . Si presentò a Giuseppe come il re di Sardegna ma questi, forse convinto che il forestiero fosse in vena di scherzi, gli rispose circondato dal suo gregge dai denti d’oro: «E io sono il re di Tavolara!» . Insieme trascorsero una settimana all’insegna della caccia e della convivialità, dopodiché Carlo Alberto, grato per l’ospitalità ricevuta, si narra abbia effettivamente infeudato l’isola all’uomo e ai suoi discendenti . A riprova di ciò, una pergamena ufficiale di investitura sarebbe poi giunta all’ufficio del demanio di Tempio Pausania, andando però perduta nel tempo. Complice la successiva assenza dei Bertoleoni dagli elenchi nobiliari del Regno d’Italia, prove tangibili che un documento del genere sia davvero esistito non ce ne sono, ma Re Tonino giura di averlo visto negli anni Cinquanta tra le mani di un faccendiere che fece perdere traccia di sé. Non resta insomma che fidarsi dei racconti tramandati oralmente di generazione in generazione . Come quello secondo cui dal 1896 sarebbe conservata a Buckingham Palace una fotografia della famiglia reale, all’epoca guidata da re Carlo I, scattata dall’equipaggio della nave Hms Vulcan su presunta richiesta nientemeno che della regina Vittoria . A corredo dello scatto, una cui copia è attualmente in bella mostra al ristorante, sarebbe stata inoltre riportata la seguente didascalia: «La famiglia reale di Tavolara, nel golfo di Terranova Pausania (vecchio nome di Olbia, ndr ) , il più piccolo regno del mondo» . 

L’antica fotografia presente al ristorante. Re Carlo I è al centro in ultima fila

I miti fondativi sono così: a volte tentare di storicizzarli rischia soltanto di togliere fascino e poesia ai luoghi a cui si riferiscono. Cosa sarebbe Roma senza Romolo e Remo? Cosa sarebbe Napoli senza Partenope? Ebbene, Tavolara ha i Bertoleoni e ne perpetua la memoria . Proprio alle spalle dello Spalmatore di Terra, l’incantevole spiaggia sulla quale nel periodo estivo centinaia di turisti fanno quotidianamente il pieno di bellezza, sorge infatti un piccolo cimitero in cui riposano tutti i sovrani della dinastia a partire da Paolo I, figlio di Giuseppe I e padre di Carlo I, cui spetta non a caso la sepoltura principale (con tanto di corona in muratura a svettare verso il cielo). Fu lui a disegnare la bandiera del regno: bianca con scudo rosso e stella d’oro a sei punte al centro . Proprio quella di cui re Tonino fa ampio sfoggio all’ingresso del suo ristorante.

La tomba di Re Paolo I nel piccolo cimitero dell’isola

Il filo rosso dell’ospitalità

Sua Maestà ci accoglie sorridente e disponibile. Quella ancora in corso, d’altronde, si è rivelata una stagione ricca di soddisfazioni : «Così tanta gente non l’avevamo mai vista – dice –. Tavolara è un’isola su un’altra isola, perciò tutto dipende dal tempo: se è brutto non viene nessu no. Ma quest’anno siamo talmente fortunati da riuscire a lavorare molto anche la sera». Chiaramente in passato la vita era diversa, tuttavia il re non si abbandona al nostalgismo: « Con la mia famiglia portiamo avanti questo esercizio da 45 anni – racconta –, più o meno da quando l’Aga Khan ha “scoperto” la Sardegna incentivandone lo sviluppo turistico. Prima si viveva di pastorizia, di pesca e di calce, che veniva ricavata dalle rocce dell’isola. Con l’arrivo del benessere abbiamo quindi deciso di liberare il bestiame, a cui eravamo affezionati, e ci siamo dati solo al turismo. Certo, all’inizio mi sembrava tutto un po’ strano : una volta a Tavolara si vedeva solo qualche barca di pescatori, mentre ora si tiene addirittura un festival c inematografico. Poi però ci siamo resi conto che i tempi cambiano e che il mondo è grande. Serviva accogliere tutti». Proprio in questo, a ben vedere, sta il filo rosso rispetto ai tempi che furono : «L’ospitalità che i miei antenati offrivano a chi arrivava sull’isola, magari bisognoso di aiuto a causa del maltempo – spiega ancora re Tonino –, è la stessa che noi oggi riserviamo ai tanti turisti che vengono a trovarci. E siamo contenti quando ci dicono che sono stati bene».

Le sfide del futuro

Chiaramente un simile cambiamento ha influito anche sui secolari ritmi di vita dei Bertoleoni: mentre in passato, con le capre da mantenere, vivevano a Tavolara tutto l’anno, oggi nei mesi invernali si trasferiscono a Porto San Paolo per poi riaprire il ristorante con l’arrivo della bella stagione. Da tempo però non sono più proprietari dell’intera isola: in epoca fascista la maggior parte parte è passata nelle mani della famiglia veneto-romana dei Marzano , mentre l’area di Cala di Levante, dalla parte opposta dello Spalmatore di Terra, è sede di una servitù militare della Nato . Le sfide all’orizzonte dunque non mancan o: «Purtroppo ci sono persone a cui il nostro regno dà fastidio – rivela re Tonino –. Second o loro non dovrebbe esistere, dicono che è tutta un’invenzione e preferirebbero che io non ne parlassi. Questa invece è una storia che non deve morire : noi viviamo a Tavolara da oltre 200 anni e non è certo la mia famiglia a doversene andare». Dopo Tonino ne prenderà le redini il figlio Giuseppe , chiamato proprio come il primo sovrano dell’isola e anch’egli impegnato nell’attività ristorativa del padre. La leggenda continua…

 

Credits: corriere.it

Autore: di Alessandro Vinci